05 Dic TEMA DELL’ ANNO 2026: Conflict & Resolution
Conflict and Resolution è il tema per l’anno CISV 2026.
Insieme a tutta la comunità globale, ci troviamo a dover affrontare un’ ampia gamma di conflitti, dai disaccordi personali alle più ampie controversie sociali.
Ed è per questo che CISV Italia si impegna costantemente sul tema dell’educazione alla pace, ispirando e preparando i giovani a diventare cittadini globali attivi che si confrontano con prospettive diverse, tenendo sempre presenti i valori che guidano l’associazione: amicizia, inclusività, entusiasmo, impegno, cooperazione.
Approfondiamo il tema dell’anno Conflict and Resolution insieme a Pietro Trovato, socio CISV dal suo Village nel 2015 come partecipante e successivamente LJR (Local Junior Representative-contact-della sezione di Gorizia), NJR (National Junior Representative) e Consigliere Nazionale, ruolo che ricopre attualmente.
Conflict and Resolution è il tema dell’anno CISV 2026. In che modo hai approfondito questo argomento?
Ho avuto la possibilità di seguire un seminario proposto da CISV International che prevedeva la partecipazione di un socio per ogni nazione. L’incontro trattava il tema della risoluzione dei conflitti a diversi livelli della società, con un’attenzione particolare all’associazionismo e ai conflitti interpersonali, più che a quelli su larga scala.
La proposta del seminario nasceva da una richiesta piuttosto esplicita da parte di molte sezioni e volontari CISV, che sentivano il bisogno di strumenti più chiari per affrontare i conflitti. Per me è stato anche un modo per rendermi conto di quanto il programma CISV sia già dotato di buoni strumenti operativi per la gestione positiva del conflitto. Infatti, grazie all’esperienza maturata nella nostra associazione, avevo già incontrato e gestito in passato molte delle situazioni presentate nel seminario.
Nella tua esperienza personale hai riscontrato un aumento di conflittualità nelle relazioni interpersonali?
Mi è difficile dire con certezza se ci sia stato un aumento oggettivo della conflittualità nelle relazioni. Nella mia esperienza personale, più che un incremento numerico dei conflitti, ho notato che gli attriti emergono soprattutto quando viene meno quel patto reciproco di rispetto della persona che si ha davanti e delle idee reciproche, un principio alla base della nostra vita associativa. Questo si accentua quando non è chiaro “a che livello” si possono affrontare determinati temi sensibili.
Ad esempio, nel Junior Branch Italia, proprio a partire dalla mia esperienza come NJR, abbiamo lavorato molto per definire linee più chiare su alcune posizioni che i nostri JB ci chiedevano di mantenere, anche a livello politico. Abbiamo però sempre lasciato grande libertà nell’organizzazione delle attività. L’unica regola fondamentale è mantenere il rispetto reciproco e il buonsenso. E siamo molto fieri perché riteniamo che questo principio sia stato generalmente rispettato.
A livello internazionale ho percepito invece una certa maggiore cautela nell’affrontare alcuni temi. Chi si trova nei livelli decisionali più alti talvolta è apparso restio a tracciare una linea chiara, e questo si è tradotto, dalla prospettiva di chi partecipa alle attività internazionali, in una sensazione di chiusura rispetto ad alcuni argomenti. Il rispetto reciproco sembrava talvolta “silenziare” il confronto, invece che sostenerlo. Questo ha contribuito, in alcuni casi, ad alimentare la conflittualità tra singoli individui. Penso che ovunque ci sia confronto ma venga a mancare il rispetto reciproco, è più facile che nascano conflitti, indipendentemente dall’età delle persone coinvolte. Nel Junior Branch, ad esempio, discutiamo molto e spesso, ma mantenendo il focus sul principio del rispetto reciproco, siamo riusciti a evitare che le discussioni degenerassero in conflitti.
Quali possono essere le cause principali che impediscono di risolvere il conflitto in maniera positiva?
Ritengo che la causa principale che impedisce di risolvere un conflitto in modo positivo sia la chiusura verso l’opinione dell’altra persona. Quando non si è disposti ad ascoltare davvero l’altro, né a mettere in discussione, almeno in parte, la propria posizione, diventa molto difficile costruire un percorso di uscita condiviso dal conflitto. Nei conflitti è quasi sempre complicato tracciare un bianco e un nero assoluti. Se però nessuno è disposto a considerare il “grigio” che sta in mezzo, cioè una soluzione che tenga conto dei bisogni e dei punti di vista di entrambe le parti, allora diventa praticamente impossibile arrivare a una risoluzione positiva per tutti.
Senza la disponibilità a rivedere la propria opinione alla luce dei nuovi elementi che emergono nel confronto, il conflitto tende a cristallizzarsi e a non trovare sbocchi costruttivi.
Spiegaci la nascita e gli obiettivi del documento “Dealing with Conflict Guide”
La “Dealing with Conflict Guide” è una guida proposta da CISV International, nata dalla consapevolezza che, dopo gli avvenimenti complessi degli ultimi anni e nel contesto globale attuale, servono strumenti educativi adeguati per affrontare conversazioni difficili e conflittuali in modo rispettoso. Rientra nel percorso di cambiamento di CISV International e punta a fornire strumenti concreti, in linea con gli obiettivi educativi dell’associazione, per avviare discussioni, gestire i conflitti e non limitarci a ignorarli o “metterli sotto il tappeto”.
Il documento è stato scritto a più mani, coinvolgendo anche gruppi del Junior Branch; tra gli autori ci sono, ad esempio, una ex IJR e un componente del Training Committee dall’Italia, Filippo Valcarenghi. In concreto, la guida vuole offrire strumenti per affrontare conversazioni potenzialmente conflittuali attraverso la lente dell’educazione alla pace, promuovendo una cultura di dialogo aperto, ascolto attivo e fornendo risorse e format pratici su come lavorare e gestire i confronti durante le attività CISV.
La guida è destinata a soci CISV di tutte le età?
La “Dealing with Conflict Guide” è pensata per l’intera comunità CISV e in linea di principio per tutte le fasce d’età. Le proposte più concrete si riferiscono soprattutto a contesti di partecipazione agli eventi CISV, come i campi, includendo strumenti e spunti per staff, leader, volontari e partecipanti dagli 11 anni in su, con un adattamento della complessità di contenuti e metodologie in base all’età.
Come spesso accade con altre attività CISV, molte di queste proposte possono essere adattate anche a fasce d’età più adulte, con modalità meno “giocose” ma comunque efficaci.
Nel documento si parla di “conversazioni coraggiose” . Cosa si intende e come gestirle?
Le conversazioni coraggiose di cui si parla nel documento sono proprio il focus del seminario al quale ho partecipato. Per conversazioni coraggiose si intendono quelle discussioni che affrontano temi difficili e delicati, capaci di mettere a disagio o di generare tensione emotiva o identitaria, per vari motivi. Gestirle in modo coraggioso significa non evitarle, ma affrontarle nel modo più rispettoso e costruttivo possibile.
Il documento propone quattro punti chiave:
- Creare un ambiente di sicurezza psicologica, basato su un esplicito rispetto reciproco.
- Usare empatia, curiosità e ascolto attivo.
- Lavorare sul reframing, cioè usare un linguaggio critico ma non ostile, riformulando ciò che viene detto in modo più neutro e costruttivo.
- Riconoscere e gestire le emozioni forti che emergono, sia nostre che delle altre persone, sviluppando autoconsapevolezza per rendere la conversazione davvero costruttiva.
L’obiettivo è evitare di scivolare nella logica del bianco/nero, del “hai torto/hai ragione” , ma di aprirsi invece a quell’ area grigia dove c’è più possibilità di dialogo e crescita.
Puoi fare qualche esempio pratico delle metodologie suggerite?
Nel workshop collegato alla guida sono stati presentati alcuni strumenti pratici, tra i quali il Courage Lab
Tra i più interessanti, soprattutto perchè, anche se affrontano temi non nuovi a chi ha fatto attività con il CISV, offrono delle procedure differenti, ci sono sicuramente:
- Il Thomas–Kilmann Instrument, che aiuta a riconoscere i diversi modi di reagire a un conflitto interpersonale e a riflettere sul fatto che nessuna strategia è sempre quella giusta; diventa quindi importante rispondere con consapevolezza, e non solo in modo reattivo, anche prendendosi il tempo per fermarsi a pensare.
- La metodologia di “posizioni, interessi e bisogni”: sottolinea quanto sia fondamentale chiedersi perché una persona difende una certa posizione, indagando quali interessi e bisogni ci sono dietro al suo punto di vista. Comprendere questi elementi aiuta a trovare soluzioni più condivise e a ridurre lo scontro.
- Un richiamo all’ascolto attivo e l’empatia, insieme al reframing: prendere una lamentela o un’affermazione carica di tensione e riformularla per renderla più neutra e costruttiva. Un ciclo pratico proposto è: ascoltare, chiedere dettagli, riassumere, trovare un terreno comune e solo dopo spiegare la propria visione.
- Un lavoro su “curiosità vs giudizio”: invece di chiederci subito se l’altro ha ragione o torto, ci si chiede quali bisogni stanno muovendo quella reazione. Questo permette di vedere più sfumature, costruire ponti di collegamento e creare relazioni meno polarizzate.
In che modo il conflitto può diventare una risorsa per un cambiamento costruttivo?
Sia la guida che il workshop sottolineano che il conflitto può essere un potente motore di cambiamento, sia personale che collettivo: se tutto rimane sempre in equilibrio, difficilmente cambiamo. Il conflitto ci spinge a uscire dalla comfort zone, a ragionare, a imparare e a “rieducarci” continuamente. L’idea non è solo trovare compromessi, ma trasformare il conflitto in un’occasione di apprendimento, appartenenza, crescita e giustizia relazionale. Il punto centrale è come lo si affronta: perché il cambiamento generato da un conflitto sia davvero costruttivo e duraturo, deve esserlo per tutte le parti coinvolte, non solo per una.
La guida può diventare uno strumento utile per la risoluzione dei conflitti anche al di fuori delle attività dall’associazione, nelle relazioni quotidiane di ognuno di noi ?
La guida può essere molto utile anche al di fuori dell’associazione, a patto che venga interiorizzata e non resti solo un documento “bello ma distante” , una sorta di “cattedrale nel deserto” . Raccoglie infatti alcuni punti molto interessanti che, se fatti propri da volontari e partecipanti, possono diventare strumenti concreti anche nella vita quotidiana. Come succede per molte attività CISV, l’obiettivo è imparare qualcosa durante l’esperienza e poi portarlo fuori, nei contesti di tutti i giorni. Vale anche per questa guida che può diventare uno strumento prezioso non solo per i campi o i ruoli associativi, ma per le relazioni di tutti i giorni, nei gruppi, nelle famiglie, nei luoghi di studio e di lavoro.