La cittadinanza italiana, un diritto troppo spesso negato

Se il diritto alla cittadinanza non fa parte effettivamente del nucleo dei diritti umani, ma piuttosto dei diritti del cittadino, il CISV dedica una diretta You Tube al diritto alla cittadinanza per i nuovi italiani. Italiani invisibili, perché italiani di fatto (nati, cresciuti, educati in Italia), ma non di diritto, perché una legge antiquata li costringe in uno stato di semplici residenti e li priva dei diritti politici.

Italiani invisibili: diritto alla cittadinanza per nuovi italiani

Questo è il titolo della diretta condotta la scorsa domenica 11 ottobre da Macarena Gonzalez del CISV con tre ospiti di eccezione:

  • Arbër Agalliu, giornalista attivista dell’associazione Italiani Senza Cittadinanza, una LMO già da tempo legata al CISV per affinità di intenti
  • Eugenio Alfano, avvocato ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione)
  • Haider Rashid, regista e autore della pellicola-denuncia Sta per piovere, oltre che di altri film dedicati appunto alla scottante tematica

 

Ius sanguinis o ius soli?

Il tema della riforma della legge sulla cittadinanza (91/1992) è un tema caldo sia a livello politico che a livello sociale. La legge italiana infatti, si basa – spiega Eugenio Alfano – sull’idea dello ius sanguinis, che favorisce nell’ottenimento della cittadinanza per coloro che hanno genitori o antenati italiani ed è stata creata in un momento in cui la priorità era riportare a casa quegli italiani che erano nati all’estero per l’emigrazione dei loro familiari. Un’esigenza questa che oggi, in tempo di massiccia immigrazione, appare per lo meno obsoleta. Si oppone allo ius sanguinins, lo ius soli, che favorisce invece nell’ottenimento della cittadinanza il paese di nascita. Ora, se un modello di ius soli totale non fa parte della cultura europea – ma piuttosto di quella americana, dove, soprattutto in passato, c’era l’esigenza di integrare i nuovi arrivati e trasformarli in cittadini – la maggior parte dei paesi europei hanno da diversi anni introdotto forma parziali di ius soli, che permettono ai figli di immigrati, che abbiano almeno un genitore residente nel paese da un certo numero di anni (8 per la Germania, 3 per il Regno Unito, 5 per la Grecia…), di ottenere la cittadinanza in modo diretto.

Una legge obsoleta

Invece in Italia è considerato italiano solo il figlio di un cittadino italiano; accanto a questo meccanismo ci sono una serie di altri criteri che allargano questo concetto, ad es. può ottenere la cittadinanza un immigrato dopo 10 anni di presenza regolare in Italia o grazie al matrimonio oppure il giovane che, nato in Italia, al 18 anno di età ha un breve lasso di tempo per naturalizzarsi.

Questa legge però lascia fuori più di un milione di persone che sono nate in Italia, ma che non sono italiani.

Nel 2015 con un nuovo disegno di legge si è cercato di porre rimedio e cambiare la legge prevedendo il cosiddetto ius soli temperato (non puro), a determinante condizioni, ad es. che uno dei due genitori abbia la carta di soggiorno rilasciata dopo una permanenza in Italia di 5 anni. Ma questo meccanismo è discriminatorio, perché, per avere questo documento, i genitori devono dimostrare di avere un determinato reddito, che spesso è irraggiungibile. Inoltre era stato previsto una specie di ius soli chiamato ius culturae, che era previsto per chi fosse arrivato in Italia da piccolo e avesse almeno concluso un ciclo scolastico in Italia.

Comunque questo disegno di legge approvato dalla camera nel 2015, non è mai arrivato in senato e ancora non sono stati fatti passi in avanti.

Dove sta andando la demografia italiana?

Tra l’altro la cittadinanza italiana è in netto calo. Secondo Istat nel 2018 sono state riconosciute 112mila cittadinanze italiane, con un calo del 23% rispetto all’anno precedente.

Inoltre ogni anno si perde una fetta di popolazione a causa dei maggiori decessi rispetto alle nascite. Nel nostro Paese un bambino su 5 nasce da una donna straniera e i cittadini stranieri sono circa 5 milioni (circa il 10% della popolazione).

I diritti civili e politici concessi in base alla cittadinanza vengono quindi esercitati sempre più da una fetta anziana della popolazione.

Salvini ha fatto la sua parte

Ad aggiungersi ad una legislazione obsoleta, i decreti sicurezza di Salvini hanno addirittura aumentato i tempi di attesa della pratica fino a 4 anni, che ora sono stati diminuiti con il decreto immigrazione a 3.
È urgente intervenire, ma manca la volontà politica.

La forza dell’attivismo

Su tema si è formato l’attivismo. L’Associazione Italiani senza cittadinanza nasce nel 2016 per cercare di accendere i riflettori sulla necessità della riforma di una legge anacronistica. I ragazzi di seconda e terza generazione – spiega Arbër Agalliu – si sono attivati in molti modi: di recente con una lettera inviata alla ministra dell’interno Lamorgese per denunciare il caso del giocatore di calcio Suarez che ha ottenuto la cittadinanza con estrema facilità senza averne un vero diritto, mentre moltissimi giovani combattono contro i lacci burocratici che continuano ad impedire loro di diventare veri italiani. Si tratta di persone che vivono da invisibili: nate e vissute in questo paese, ma ancora privi dei diritti fondamentali della cittadinanza. 

Richieste urgenti

Cosa ha chiesto l’Associazione Italiani senza cittadinanza alla ministra Lamorgese? Risponde Arbër Agalliu. In primo luogo di rivedere i tempi di attesa di 3 anni, per ridurli a 1 anno, di abbattere il requisito della residenza continuativa che spesso è un grosso ostacolo per i giovani che vogliono lasciare temporaneamente l’Italia magari per motivi di studio e rivedere la questione del reddito richiesto per ottenere la carta di soggiorno. Inoltre l’associazione richiede di dare la possibilità ai figli di avere un iter diverso da quello dei genitori.

Il ruolo dell’arte e della cultura

L’attivismo politico punta a smuovere le coscienze di tutti, ma anche l’arte gioca un ruolo importante in questo senso.
È il caso del cortometraggio Io sono Rosa Parks che è stato presentato al festival MigrArti e premiato al Festival del Cinema di Venezia nel 2018.

Estremamente attuali anche i film di registi come Haider Rashid, che puntano su testimonianze che denuncino situazioni gravi della vita reale. Un esempio anche commentato nella diretta è il film Sta per piovere (2013). Il film racconta la storia di una famiglia di origine algerina da 30 anni in Italia che viene colpita da un decreto di espulsione in seguito alla perdita del lavoro da parte del padre. I figli sono costretti a “tornare” in un posto dove non sono mai stati. Un film che ha suscitato un grande riscontro positivo da parte del pubblico, soprattutto per il forte impatto della testimonianza del toccante monologo di Lorenzo Baglioni.

Negli ultimi anni c’è stata un’ondata di evidente xenofobia e razzismo e una forte polarizzazione nella società su questo tema – ha osservato Haider Rashid. C’è grande bisogno di raccontare storie come queste e lavorare sulla rappresentazione degli immigrati fuori dai cliché, perché è urgente un’evoluzione culturale.
Per vedere il film integrale ad un picccolo piccolo prezzo e sostenere il cinema di Haider Rashid, basta cliccare qui.

Film, libri & musica

Abbiamo chiesto ai nostri ospiti di suggerirci libri, film e canzoni sul tema dell’immigrazione e della cittadinanza. Un modo per continuare ad approfondire e capire. Perchè questa non è la “battaglia degli stranieri”, è una battaglia di civiltà che tutti dobbiamo comprendere ed abbracciare.

Libri (romanzi)

      1. Non dirmi che hai paura (G. Catozzella)
      2. Le rughe del sorriso (C. Abate)
      3. Vita (M. G. Mazzucco)

Film

      1. L’ordine delle cose (A. Segre)
      2. My name is Adil (A. Azzab)
      3. The Milky Way (L. D’Alife)

Canzoni

      1. Dov’è l’Italia (Motta)
      2. Pane e coraggio (I. Fossati)
      3. Ritals (G. Testa)

Questa è la selezione proposa da Eugenio Alfano, avvocato ASGI, che conclude la diretta citando un’eloquente poesia di Giorgio Caproni:

Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.

Chi cerca di parlare non deve più ricevere sassate e anche per questo CISV si impegna affinché anche questa battaglia, apparentemente di pochi, diventi una battaglia di tutti.